La memoria delle nostre diocesi tra presente e futuro

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Dal 13 al 14 maggio, si è svolto a Verona il convegno dal titolo: “Il futuro della memoria. Archivi ecclesiastici tra storico e corrente”. Le giornate si sono concentrate principalmente su due argomenti cruciali: la costituzione di un servizio archivistico per la gestione degli archivi e gli archivi e la collaborazione Mab (Musei Archivi Biblioteche). Il servizio informatico della C.E.I. ha presentato il “Titolario e le Linee guida per la gestione degli archivi correnti”, ricordando che un archivio corrente che non nasce in modo ordinato porterà gravi problemi di conservazione. Data la complessità delle varie implicazioni a cui va incontro la gestione di un archivio (sia di tipo informatico che organizzativo/procedurale) è necessario che ogni Curia diocesana provveda alla costituzione di un Servizio Archivistico per la gestione dell’archivio. Il Servizio, affinché possa effettivamente essere incisivo nelle varie attività ad esso affidate, deve essere fortemente sostenuto dalle funzioni apicali. Il servizio sarà costituito da almeno queste figure: cancelliere della Curia che lo presiede; il direttore dell’archivio storico diocesano ed infine il responsabile dell’ufficio informatico. Si rammenta che non è necessario che in questo gruppo siano rappresentati tutti i vari uffici della Curia. Si tratta infatti di un gruppo operativo che necessariamente deve essere snello e avvalersi di volta in volta dei vari uffici per l’approfondimento di specifiche tematiche. Il gruppo inoltre deve avere la possibilità di poter coinvolgere anche profili professionali esterni come, ad esempio, archivisti o informatici che abbiano particolari competenze nella gestione documentale. Il cancelliere ha il compito di redigere gli atti di Curia, selezionarli con l’operazione dello scarto (unicamente l’ufficio che ha prodotto gli atti può davvero capire se devono essere scartati), catalogarli e archiviarli nell’archivio corrente, poi collocarli in archivio di deposito ed infine quando i documenti hanno compiuto 70 anni consegnarli all’archivio storico, dove si procede con la schedatura Ceiar. Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto, ricorda che il Mab non è solo una richiesta di contributo alla C.E.I.ma deve diventare un modus di lavorare per incontrarsi e fare progetti! Fare rete significa avere pazienza, tolleranza, sacrificio di sé ed è l’unica modalità per essere certi che in caso di difficoltà non ci si troverà soli; quindi, è fondamentale formare professionisti, gruppi di lavoro: una comunità che lavorando in rete trova la qualità dalle competenze dei singoli. Beweb nasce proprio per dare frontalità a questi progetti integrati così come la Commissione per i beni culturali ecclesiastici, che comprende i direttori del Mab per coordinare e confrontare tutte le proposte, luogo di una fraternità culturale. Da quando i luoghi della cultura sono così tanto aperti al pubblico, proprio le comunità pretendono questa conoscenza/esperienza rendendoli non più musealizzazioni ma luoghi di incontro. I beni culturali sono importanti per il significato che portano in sé: chiunque ha diritto a trovare giovamento dai beni culturali, soprattutto coloro che hanno disabilità, anziani, emarginati, immigrati. Comunicare a queste categorie di persone, prevede competenze particolari quindi bisogna cercare di creare rapporti con professionalità sanitarie, assistenti sociali, pastorale per la missione e cercare di inserirli nel processo lavorativo standard di archivi, biblioteche e musei. L’inclusione culturale parte anche dalla creazione di piccoli luoghi confortevoli di intrattenimento dentro i luoghi MAB, come ad esempio un posto dove fare merenda, bere un caffè. Fare sistema tra operatori MAB e persone diversamente abili porterà ad una vera polifonia. A volte le storie umane vissute nei nostri istituti sono piccolissime ma così determinanti per ciò che ne è venuto in seguito.