di Roberta Bani

COME UN GIARDINO FIORITO

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Una Diocesi rende grande il suo nome e la sua storia grazie alle giuste amministrazioni e alle fede sincera. Pertanto, effettuare la periodica Visita Pastorale, non è solo una tradizione o un atto amministrativo, ma una necessaria connessione tra il Vescovo e i fedeli, un viaggio attraverso il quale emerge la vita e la salute di ogni singola parrocchia, un modo per capire se la strada percorsa sia quella giusta o se sia necessario un risanamento o un cambiamento.

Domenica 20 ottobre giunge al termine la Visita Pastorale di Monsignor Guglielmo Borghetti, Vescovo della Diocesi di Albenga-Imperia, il quale, arrivando ad Imperia, concluderà il suo primo pellegrinaggio lungo tutto il territorio diocesano, un’esperienza importante fatta di incontri, scambi, consigli e doveri da far rispettare. È un evento fondamentale per tutta la comunità, una tradizione ecclesiastica che ha radici lontane, di cui il “Sacro e Vago Giardinello” ne è la testimonianza più autorevole. Ma come mai questo titolo ci sembra famigliare e riecheggia in diocesi da qualche mese? Con “Sacro e Vago Giardinello” si intende il racconto della Visita Pastorale intrapresa dal Vescovo Pier Francesco Costa e dal canonico della cattedrale Ambrogio Paneri, iniziata nel 1624 i quali, come dei curiosi pellegrini, appuntarono il loro cammino con minuzia e stupore, un’incantevole visione delle 164 località del Ponente Ligure facenti parte della diocesi. Tre volumi di grazia e di fede profonda che descrivono il territorio e i tesori che conservava, come un giardino fiorito di cui le chiese e gli oratori ne erano gli alberi rigogliosi da cui far nascere i frutti dell’amore e della fratellanza attraverso le parole di Dio. Ricordiamo però che il “Sacro e Vago Giardinello” è anche un testo istituzionale, dove vengono appuntati le situazioni amministrative di ogni singola parrocchia, le rendite, i legati, i confini del paese e il numero di abitanti, descrive i beni architettonici e le opere d’arte di pregio perché il fine ultimo era quello di far sentire la presenza del Vescovo e della sua autorità, anche se, in questo caso si percepisce l’orgoglio e lo stupore di chi guarda amando profondamente la propria terra.

Nell’ultimo periodo sono state tante le iniziative che hanno reso protagonista questo testo e lo hanno fatto conoscere anche ai non avvezzi agli studi storici. Il motivo è la pubblicazione della trascrizione integrale a cura di Giorgio Fedozzi e Gianluca Robbione e la travolgente passione della dott.ssa Alma Oleari, direttore dell’Archivio Storico Diocesano, la quale ha organizzato diverse conferenze promozionali sul territorio che hanno portato alla creazione di un’ulteriore rete di studi e di sinergie. Un esempio di rinnovato interesse è stato l’evento del 28 settembre scorso a Costa d’Oneglia organizzato dal Circolo Anspi, in collaborazione con Gabriele Oreggia. In questo caso l’Archivio Storico Diocesano è stato invitato a raccontare i documenti parrocchiali e a parlare del “Sacro e Vago Giardinello”, nel particolare di ciò che racconta del loro paese, inoltre il tutto terminato con una piccola rappresentazione teatrale a tema.  La bellezza di questo incontro, e di quelli avvenuti in precedenza, è il senso di comunione e il vortice emotivo che si va a creare. I parrocchiani che si trovano coinvolti, assistono alla conferenza e rimangono incuriositi dalle parole che gli antenati hanno lasciato a loro. Nel caso di Costa d’Oneglia, le persone sono restate affascinate per come, il canonico Paneri, descrive dove sorge il loro paese, la cosiddetta “vezzosa” collina, sotto le cui fondamenta scorre “l’impetuoso fiume” Impero. È difficile raccontare la soddisfazione che le persone hanno provato nel sapere che tutto quello che hanno intorno abbia una storia e che sia stato desiderato e voluto da chi, come loro, ha creduto e ha avuto fede.

Questa risvegliata voglia di conoscenza è frutto di un lavoro collettivo che sta progredendo a piccoli passi ma che ci permette di sperare in un futuro ricco di sensibilità e di amore verso i beni culturali diocesani, i quali non sono altro che simboli di Fede e di carità cristiana.