In Archivio per le Giornate Nazionali per la valorizzazione dei Beni Culturali Ecclesiastici

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In occasione delle giornate Nazionali per la valorizzazione dei Beni Culturali Ecclesiastici promosse ed organizzate dalla Cei dal 13 al 21 maggio 2023, l’Archivio Storico della Diocesi di Albenga Imperia ha nuovamente aperto le sue porte ai visitatori per farne conoscere i preziosi tesori.
“Oltre lo scivolo. Beni culturali ecclesiastici: dall’accessibilità all’inclusione”.
Questi i temi dell’edizione 2023 l’accessibilità, l’inclusione e la partecipazione. I beni culturali ecclesiastici come opportunità per costruire (o ricostruire) comunità territoriali inclusive.
In questo contesto si è inserita la visita all’Archivio Diocesano delle associazioni Ingaune ANT e Vecchia Albenga.
15 persone per gruppo (non se ne possono accogliere di più per motivi logistici) hanno potuto osservare e contemplare i preziosi volumi conservati presso l’Archivio Storico Diocesano diretto dalla Dott.ssa Alma Oleari che ha curato in prima persona la visita guidata trasmettendo ai partecipanti l’amore che nutre verso queste opere che sono la testimonianza del nostro passato.
Il Focus della visita, oltre agli archivi parrocchiali, è stato nell’Archivio Capitolare, specialmente per i codici miniati ivi conservati.
Le antiche e scure copertine di questi codici hanno svelato al loro interno una ricchezza di colori e di luminosità da lasciare senza fiato.
Episodi biblici minuziosamente miniati sulle antiche carte in un susseguirsi di colori, scritte, disegni e foglia d’oro.
Le opere maggiormente apprezzate, anche per la storia che portano tra le preziose miniature, sono stati il Salterio del XIII Sec. proveniente dall’Isola Gallinara e la Pergamena dei Corpi Santi che riporta la veduta di Albenga del 1632, disegnata ad inchiostro e acquerello.
La visita è durata 3 ore intense tra stupore e domande con il desiderio di ritornare in Archivio per fare ricerche e magari ricostruire il proprio albero genealogico.
Umanamente ha colpito la passione dei Parroci per tutte le persone della parrocchia che veniva loro affidata.
Ogni persona veniva considerata come tale, senza distinzione tra ricchi e poveri, erano tutte anime affidate al curato che doveva appunto prendersene cura.

Dai dettami del Concilio di Trento si iniziarono a tenere i registri di nascita, matrimonio e morte, questo per annotare le “anime” di una Comunità. Tutto era fatto per dare valore alla persona e per dar Gloria a Dio, davanti al quale tutti sono uguali. Certo, la vita era diversa e sono sicuramente stati fatti degli errori ma, a pensarci bene, era proprio una Inclusione di cui oggi si parla tanto. Tutti i membri della comunità dovevano sentirsi parte di questa.

Il Parroco, le Confraternite, le Compagnie d’Altare, ognuna con il proprio Carisma e la propria peculiarità, si occupavano, in puro spirito di Carità Cristiana, e di inclusione di dare una dote o una procura per potersi sposare oppure una “buona morte” a chi non ne aveva le possibilità economiche.
La Comunità Parrocchiale era intesa come una grande famiglia composta dalla popolazione, tutti verso un’unica meta.
Ancora di più i visitatori dell’Associazione sono rimasti stupiti dalla generosità e riconoscenza che gli emigrati dimostrarono verso i loro paesi natali inviando offerte per restaurare un’opera di grande devozione o per i restauri della chiesa o, ancora per finanziare la costruzione o l’anniversario di costruzione di qualche oratorio.
I residenti all’estero si sentivano comunque legati al paese natio.
Era talmente forte il legame che venivano chiamati, ad esempio, albenganesi residenti a Buenos Aires, non venivano chiamati Argentini ma Albenganesi non più residenti nel loro paese ma comunque affezionati ancora alle loro radici.
Il sacrificio di quei viaggi della speranza diede a questi emigrati una gratitudine per la vita a cominciare dal luogo che avevano lasciato.
Questo deve ricordare a tutti che siamo in cammino verso una meta; meta che per i credenti è speranza e per gli altri è semplicemente la fine di tutto. Importante è ricordarsi che ogni cosa che è presente nelle nostre chiese o nei nostri paesi è frutto di sacrifici e donazioni di chi c’è stato prima. Questo deve essere slancio per continuare a valorizzare il passato, fosse anche un piccolo oggetto che potrebbe sembrare insignificante ma che è invece testimonianza di vita vissuta da chi ora ha già raggiunto la meta.

 

(a cura del dott. Simone Bergallo)